19/12- LA NOSTRA VITA

Come quasi tutti i sabati mattina, dopo aver terminato di lavorare, stavo affannosamente correndo per spuntare tutti i compiti previsti dalla mia lista. In particolare uscivo da un giornalaio, dove avevo letteralmente “soffiato” ad un bambino di dieci anni le ultime figurine dei calciatori che voleva mio figlio, facendo “eticamente” valere lo “ius fortissimum- sono il cliente migliore”, quando entrando in macchina, ho cominciato a sentire in stereofonia musica natalizia. Calcolando che mi trovavo in una stradina di Casagiove, e non in giro per New York, devo ammettere di aver pensato, per qualche istante, che ascoltare “Last Christmas”, fosse un messaggio divino, per farmi notare l’atrocità di quanto avevo appena commesso. Invece, con grande meraviglia, dopo il primo momento di smarrimento, mi sono resa conto che la musica era reale. Probabilmente in quella stradina sperduta di Casagiove, i commercianti avevano deciso di festeggiare il natale oltre che con gli addobbi, facendo ascoltare ai passanti le canzoni di natale.

Ho cominciato a riflettere sullo spirito del natale. Io devo confessare che adoro il natale, o almeno in passato era cosi. Poi non so come, negli anni penso di averne perso il senso. Non sto parlando del significato religioso, sarebbe troppo complicato e sicuramente sono la persona meno adatta per farlo, dato il mio rapporto forte ma oggettivamente confuso con la religione. Parlo dello spirito del natale, quello che ti pervade quando stanno per arrivare le feste, ti inebria di una strana allegria, ti infonde coraggio e ti fa credere che tutto all’improvviso possa diventare possibile.

Mi sono chiesta del perché all’improvviso ho smetto di sentire il natale. E più in generale, guardandomi intorno, mi sono chiesta perché questa cosa capita alla maggior parte di noi “adulti”. Non ho una risposta a questo quesito, anche se mi piacerebbe. Posso fare solo congetture ma probabilmente tutte semplicistiche, quali gl’impegni, le responsabilità, i problemi che ci allontanano da tante cose. Ma la verità è che così ci perdiamo il meglio. Sorrido pensando alla letterina di Natale che mia figlia ha scritto a Babbo Natale, dove, dopo aver chiesto i doni ed essersi giustamente autoelogiata per garantirsi il loro arrivo, si è preoccupata che Babbo natale potesse prendere il corona virus, e dunque sarebbe rimasta senza regali, pertanto si è prodigata nel consigliargli l’uso delle mascherine e dei guanti, dato che lui per lavoro deve uscire di casa. Infine gli ha promesso latte e biscotti fatti in casa per ringraziarlo.

Forse avevano ragione quei negozianti. Quest’anno con la pandemia e con l’impossibilità di stare vicini alle persone care, sarebbe ancora più importante credere in quella magia che ti fa tornare piccolo, ti scalda dentro e che ti fa di nuovo sognare. Magari basta solo impegnarsi un po’ di più e così riusciremo a ricordare e ritrovare quello che poi, alla fine, ci fa vivere meglio, che in fondo, è proprio il senso della vita.

2 Comments

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