Ieri ho rivisto una vecchia amica che non vedevo da tempo. Mi ha raccontato che l’anno scorso di questo periodo era in giro per gli ultimi acquisti natalizi con il marito quando attraversando la strada si è trovata di fronte un branco di cani che correvano. Ovviamente si è bloccata, lasciandoli andare via. L’ultimo, invece di seguire il branco si è fermato vicino a lei. Mi ha raccontato la paura che ha provato in quell’istante, in cui si è resa conto che il cane stava per attaccarla. Mi ha detto di aver chiuso gli occhi e poi passati un paio di secondi di averli riaperti, sorpresa di non provare nessun dolore. Il marito si era buttato addosso al cane e stava lottando con lui. Il cane era agganciato al suo braccio, lui era sporco di sangue, ma ciò nonostante sembrava avere la meglio sull’animale. Il tutto mi ha raccontato di essere durato pochissimo perché, poi, per fortuna era passato un poliziotto che aveva ferito il cane.
Non mi ha colpito tanto la storia quanto chi me la riportava. È difficile spiegarlo, ma alla mia amica brillavano gli occhi nel riportarmi quei momenti, perché mi stava descrivendo, potrei dire con orgoglio, l’assoluta certezza di aver qualcuno che si era buttato nel pericolo di fronte a lei, per salvarla. Nel racconto c’era la paura ma mai il dubbio che lui potesse non farcela. Una sorta di super eroe.
Mi sono messa a pensare. Il marito avrà reagito così per coraggio, per il sentimento che provava nei suoi riguardi o semplicemente per riflesso? Io avrei fatto lo stesso? Qualcuno avrebbe fatto lo stesso per me? In una situazione di estremo pericolo, come quella, penso di sì. Ma poi nella vita di tutti i giorni facciamo lo stesso? Siamo in grado di anteporre il benessere delle persone che amiamo al nostro? Ma poi è davvero così giusto farlo?
A volte l’amore rende ciechi. Ti fidi e ti affidi ad occhi chiusi alla persona che hai accanto. Fino a che non succede qualcosa che scuote le tue certezze. A quel punto cambia tutto. Tu cambi. Probabilmente cominci semplicemente a pensare, e porre al vaglio del tuo intelletto quello che succede, quello che ti viene detto. Potremmo dire che diventi parte attiva della tua vita. Alla fine credo che in un rapporto adulto questo non sia necessariamente un male, anzi potrebbe essere un traguardo, se la coppia è in grado realmente di condividere la sua vita con l’altro, mantenendo allo stesso tempo i propri spazi ma soprattutto la propria autonomia ed individualità. Però non posso fare a meno di chiedermi se così non si perda qualcosa. Non riesco a dimenticare lo sguardo della mia amica e quello che ho provato durante il suo racconto, quella sensazione di assoluta certezza nell’altro, talmente forte che ti rende impavido, tanto che ti senti irrazionalmente protetto da tutto e tutti, mai giudicato o giudicante, solo sereno, sicuro ed in pace con te stesso.